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Equilibrando

Le etichette alimentari: come leggerle correttamente.

Quasi quotidianamente ci troviamo tra scaffali pieni di alimenti: imparare a leggere correttamente le etichette dei cibi diventa, per questo, di estrema importanza al fine di accrescere la consapevolezza nell’acquisto di un determinato prodotto, sia in termini di valori nutrizionali che di sostenibilità, oltre che evitare il verificarsi di inutili sprechi.

Tra i vari tipi di etichettature, quello attualmente impiegato in Italia segue le indicazioni dell’Unione Europea, che stabilisce alcune indicazioni obbligatorie per legge (1,2).

Devono essere sempre presenti sulla confezione dei prodotti:

  1. La denominazione dell’alimento, seguita dallo stato fisico nel quale si trova il prodotto o eventuali processi alimentari a cui è stato sottoposto, quali, ad esempio: surgelamento, affumicatura, liofilizzazione, riduzione in polvere (1,2).
  2. L’elenco degli ingredienti, che indica, nel dettaglio, le componenti dell’alimento, in ordine decrescente di peso. Gli elementi considerati allergeni, devono essere ben evidenziati, anche nei prodotti sfusi (1,2).
  3. La quantità netta dell’alimento (1).
  4. La durabilità del prodotto. Sulle confezioni si possono trovare due indicazioni, ossia la data di scadenza, tipica dei cibi estremamente deperibili come, ad esempio, il latte, e il temine minimo di conservazione (TMC). La data di scadenza indica il limite per la consumazione del prodotto, dopo la quale, l’alimento acquistato non va consumato. Il TMC, invece, è un’indicazione, che si trova con dicitura: “da consumarsi preferibilmente entro il …”, suggerendo il periodo entro cui consumare l’alimento, poiché, dopo tale data, le qualità organolettiche come aspetto, colore, forma, aroma, sapore, consistenza e altre caratteristiche ad essa collegate (fluidità, viscosità, friabilità) potrebbero variare, senza però comportare rischi per la salute (1,2).
  5. Le condizioni di conservazione ed uso, per mantenere la qualità del prodotto e garantirne il giusto utilizzo dopo l’apertura (1,2).
  6. Il Paese d’origine e luogo di provenienza, obbligatoria per prodotti come carni bovine, suine, caprine e avicole, pesce, frutta, verdura, miele e olio extravergine d’oliva (1,2) e su prodotti congelati.
  7. La Dichiarazione nutrizionale, riferita a 100g o ml di prodotto, riportante il valore energetico, i grassi (tra cui quelli saturi), i carboidrati, gli zuccheri, le proteine e il sale (1,2);
  8. Il titolo alcolometrico volumico effettivo, per le bevande che contengono più di 1,2 % di alcol in volume (1);
  9. Eventuali indicazioni complementari: nei prodotti deve essere chiaramente segnalata la presenza di elevate quantità di alcuni particolari ingredienti non raccomandati per alcune categorie di persone, come liquirizia, fitosteroli e caffeina, o le tracce involontarie di un allergene, la cui inclusione può verificarsi durante la produzione (1,2).

Nelle dispense si possono anche trovare cibi con indicazioni nutrizionali, quali: “a basso contenuto di grassi” oppure “light”. Questi messaggi, detti claims, possono essere aggiunti o meno all’etichetta, a discrezione del produttore (2). Per garantire ai consumatori l’accuratezza e la veridicità delle informazioni, questi claims sono armonizzati dal Regolamento Europeo 1924/2006.

Tendenzialmente possono essere:

  • “Senza”: il cibo contiene quel nutriente o quell’apporto calorico in quantità vicine allo 0.
  • “Basso”: il particolare nutriente sarà presente in misure maggiori nel prodotto rispetto all’alimento etichettato con la dicitura “senza” e ne contiene in quantità definite sotto determinate soglie (ad esempio, basso contenuto di zuccheri significa non più di 5g di zuccheri per 100g, o 2,5g per 100 ml).
  • “Ridotto” o “Light”, l’alimento contiene quel componente in quantità inferiore del 30% rispetto alla versione classica (2).

A fianco a questa etichettatura, si è discussa nell’ultimo periodo l’adozione del Nutri-Score, un’etichetta posizionata sulla parte frontale della confezione, introdotta in Francia nel 2017 e già adottata da alcuni paesi EU, per rappresentare in modo semplice e immediato la bontà nutrizionale degli alimenti. La scala di valutazione va dalla A alla E si basa sulla quantità, in 100g di prodotto, di determinati nutrienti:

  • la presenza di zuccheri semplici, grassi saturi, sodio e apporto calorico, è considerata componente negativa del prodotto,
  • il contenuto di frutta, verdura, fibre e proteine è valutata positivamente.

 Nonostante numerosi studi considerino il Nutri-Score di facile interpretazione, questo indicatore presenta alcuni difetti. Ad esempio, non tiene conto di specifici nutrienti presenti nel prodotto, come le vitamine e i minerali, il grado di processamento, le quantità normalmente consumate dei cibi e l’impiego di additivi. La sua facile leggibilità si presenta quindi come un’arma a doppio taglio, per un consumatore poco attento (3).

Figura 1. Come si presenta il Nutri-Score, adattata da rif. (4).

Per questo l’Italia, in alternativa, ha elaborato lo schema NutrInform Battery, che dal 2020 si può apporre in maniera facoltativa ai prodotti. Accademici e scienziati si sono pronunciati a favore di questa etichetta “front of pack” che rappresenta graficamente la percentuale assunta di energia e nutrienti rispetto alla porzione di consumo consigliata dell’alimento (5).

Figura 2. Rappresentazione grafica della NutrInform battery (5).

In conclusione, è importante imparare a leggere le etichette alimentari e la relativa data di scadenza, informazioni fondamentali per guidare il consumatore ad un acquisto consapevole per la propria salute, così come per l’ambiente, anche attraverso la riduzione degli sprechi (2). È stato notato come una maggiore cultura su ciò che si consuma può produrre un piccolo, ma significativo, effetto sulla riduzione dell’assunzione, a livello individuale di zuccheri, grassi, sale ed aumentare, al contrario, l’apporto di verdura e fibra. Globalmente, invece, un’aumentata consapevolezza può influenzare positivamente la riformulazione dell’industria verso scelte più salutari quali la riduzione, ad esempio, del contenuto in grassi trans (6).

Il mercato è trainato dalle scelte degli individui, per cui la fiducia e la trasparenza in qualsiasi schema di etichettatura è una delle chiavi per la generazione di un cambiamento alimentare virtuoso.

Fonti:

  1. Ministero della salute, Etichettatura, 2021. https://www.salute.gov.it/portale/nutrizione/dettaglioContenutiNutrizione.jsp?lingua=italiano&id=1475&area=nutrizione&menu=etichettatura
  2. Ministero della salute, Etichettatura degli alimenti: cosa dobbiamo sapere, 2021
  3. Włodarek D, Dobrowolski H. Fantastic Foods and Where to Find Them-Advantages and Disadvantages of Nutri-Score in the Search for Healthier Food. Nutrients. 2022 Nov 16;14(22):4843. doi: 10.3390/nu14224843.
  4. Hercberg S, Touvier M, Salas-Salvado J; Group of European scientists supporting the implementation of Nutri-Score in Europe. The Nutri-Score nutrition label. Int J Vitam Nutr Res. 2022 Jul;92(3-4):147-157. doi: 10.1024/0300-9831/a000722. Epub 2021 Jul 27
  5. Ministero della salute, NutrInform Battery 2022. https://www.salute.gov.it/portale/nutrizione/dettaglioContenutiNutrizione.jsp?lingua=italiano&id=5509&area=nutrizione&menu=etichettaturaa
  6. Brown KA, Harris F, Potter C, Knai C. The future of environmental sustainability labelling on food products. Lancet Planet Health. 2020 Apr;4(4):e137-e138. doi: 10.1016/S2542-5196(20)30074-7
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